L’11 marzo 2011, esattamente dieci anni fa, uno tsunami in Giappone scatena
la peggiore crisi nucleare dopo Černobyl'.
Oggi vi racconterò come, perché e le conseguenze di questo disastro.
L’11 marzo 2011 alla
centrale nucleare Fukushima Da-ichi era una giornata tranquilla, come le altre;
nessuno poteva pensare (neppure immaginare!) ciò che sarebbe successo.
L’unità 4 è ferma per
cambiare il combustibile, mentre i reattori 5 e 6 sono in manutenzione. La
centrale in sé aveva sei gravi problemi che hanno favorito il disastro:
1. l'abbassamento
dei livelli di costa: dato che l'impianto sarebbe sorto su un'altura di 34 m,
quindi molto scomodo per costruire un eventuale molo, si è deciso di abbassarlo
a 10 m sul livello del mare, anche se per inserire la sala turbine e i
generatori di emergenza si dovette scavare altri 14 m fino ad arrivare a 4 m
sotto il livello del mare. Se si fosse mantenuta la stessa altezza iniziale, questo
incidente
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non sarebbe stato così grave perché i
generatori non sarebbero stati sommersi quindi resi inutilizzabili;
2.
La
sottovalutazione del rischio sismico: i progettisti non avevano previsto un
terremoto di tale entità, dato il fatto che negli ultimi 700 anni la zona
dov’era situato l'impianto non aveva subito alcun danno degno di nota da un
sisma;
3.
Design
progettuale inadeguato: tutti i reattori tranne il 6 erano reattori BWR Mark 1.
Questo design aveva un problema: in caso di perdita di liquido refrigerante
(acqua) le barre di uranio ci sarebbero fuse, quindi lo zirconio, delle barre,
si sarebbe legato all'ossigeno dell'acqua rilasciando idrogeno, molto esplosivo
a contatto con l'atmosfera, che avrebbe distrutto l'intero reattore;
4. Sottostima
del rischio tsunami: per fare fronte al problema degli tsunami, gli ingegneri
avevano previsto una barriera a mare di 5.7 m, ma completamente inutile contro
il maremoto di quel giorno, dato che l'onda sfiorò i 9.1 m;
5.
Il
nocciolo del rettore 4 era difettato, ma fortunatamente il reattore era fermo
al momento del terremoto;
6.
Sistemi
di emergenza a rischio tsunami: i generatori erano situati all'interno della
sala turbine che, trovandosi a 4 m sotto il livello del mare, in caso di
tsunami sarebbero stati completamente inutilizzabili;
Il resto fu solo una
conseguenza: subito dopo il terremoto, i reattori erano già danneggiati ma,
con lo tsunami, l'intera centrale andò in blackout. Visto che non si riusciva
a pompare acqua all'interno del nocciolo di tutti i reattori in funzione, la
probabilità di un’esplosione era molto grande. Nel reattore 4 il problema era
la piscina, nella quale venivano inserite le barre di combustibile esausto,
che avrebbe potuto provocare, in assenza di acqua, un’ulteriore perdita di radionuclidi.
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A seguito dell’incidente una nube carica
di radionuclidi si propagò in tutto il mondo, rendendo questo disastro di
carattere mondiale (vedi immagine). Per chi volesse approfondire ciò che è
successo in questo giorno, il 13 marzo alle ore 21:15 sul canale Mediaset Focus
(n°35 del DTV) verrà trasmesso un documentario sul disastro.
Lorenzo T. 3^D