Due uomini del sud, l'impegno politico di entrambi, due destini che si concludono tragicamente lo stesson giorno.
Il mite Aldo Moro, nato in provincia di Lecce, in Puglia, laureato in legge a Bari, docente di diritto all'università, grande uomo politico, deputato, ministro e per cinque volte capo del governo, viene rapito a marzo, tenuto prigioniero per due mesi e fatto ritrovare ammazzato da un'organizzazione criminale denominata "Brigate rosse".
Giuseppe (Peppino) Impastato nato a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia legata alla mafia, decide di denunciare come giornalista l'illegalità (anche mettendosi contro il padre) e di stare dalla parte della legalità, candidandosi alle votazioni comunali ... Prima delle votazioni il suo corpo esanime verrà lasciato sui binari della ferrovia con una carica di tritolo per inscenare un assassinio. Pochi giorni dopo i cittadini di Cinisi lo eleggono comunque come consigliere comunale per indicare da che parte, grazie all'esempio di Peppino, avevano deciso di stare.
Due vite, delle quali rimane l'immagine dei corpi straziati.
Ero una bambina di sette anni e, guardando i telegiornali, rimanevo impressionata da queste due storie.
In particolare il corpo di Aldo Moro, adagiato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, mi è rimasto impresso, quasi fosse un Cristo contemporaneo, protagonista di una pietà nella quale nessuna Madonna abbracciava il corpo abbandonato...
Quelle immagini sono entrate nel cuore di una generazione che porta in sé ancora oggi l'eredità di due figure che hanno lottato per la dignità e l'emancipazione culturale ed umana del popolo italiano.
Grazie ancora e sempre, Aldo e Peppino!
Prof Vince