Domenica 11 gennaio 2009, su Rai Tre, la trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio, ha dedicato uno “Speciale” di tre ore: “Fabrizio 2009”. Non so se l’avete vista, ma vi dico che era da non perdere! Si trattava di un programma interamente dedicato alle canzoni di Fabrizio De Andrè, nato a Genova nel 1940 e morto nel 1999, era quindi una “commemorazione” a dieci anni della sua morte. Più di tre ore di trasmissione con ospiti, canzoni, interventi e testimonianze per un cantante? Sì, perché era molto più di un “cantante”.
Fernanda Pivano, un’intellettuale che gli è stata molto vicina l’ha definito “il più grande poeta del Novecento”. Forse ha esagerato ma non troppo. Era un “cantautore”, cioè autore dei testi e delle musiche delle sue canzoni, dalle prime degli anni ’60 fino alla morte. La mia generazione (e la precedente) è cresciuta, si è formata anche con le sue canzoni e mi piacerebbe che anche la vostra le conoscesse, almeno qualcuna. I testi delle sue canzoni sono veramente poesie (tanto che molte Antologie scolastiche delle scuole superiori le riportano) per l’emozione che i suoi versi, insieme alla sua voce particolare, profonda, pastosa, intensa, riescono a suscitare. Ha toccato molti argomenti, anche duri, difficili, scabrosi, criticati dai benpensanti e dal potere (sono state a lungo censurate, cioè non trasmesse, alla televisione), senza mai abbracciare una fede particolare, religiosa o politica, senza cercare il successo e i soldi, senza farsi condizionare da nessuno. Ha cantato il dubbio, l’umanità, il rispetto (quello vero, non quello “a parole”) per i diversi, gli emarginati, i “vinti”, la pietà (non la facile compassione) per i “criminali”, i suicidi, i deboli, tutti quelli che non accettano, nel bene o nel male, le “regole del branco”. Ha cantato con umiltà, senza facili certezze o verità preconfezionate, con la convinzione che tutto ciò che è umano merita attenzione, senza giudizi e condanne, ma con il cuore disposto ad ascoltare, a cercare di capire, di sondare i misteri enormi dell’animo umano.
Fernanda Pivano, un’intellettuale che gli è stata molto vicina l’ha definito “il più grande poeta del Novecento”. Forse ha esagerato ma non troppo. Era un “cantautore”, cioè autore dei testi e delle musiche delle sue canzoni, dalle prime degli anni ’60 fino alla morte. La mia generazione (e la precedente) è cresciuta, si è formata anche con le sue canzoni e mi piacerebbe che anche la vostra le conoscesse, almeno qualcuna. I testi delle sue canzoni sono veramente poesie (tanto che molte Antologie scolastiche delle scuole superiori le riportano) per l’emozione che i suoi versi, insieme alla sua voce particolare, profonda, pastosa, intensa, riescono a suscitare. Ha toccato molti argomenti, anche duri, difficili, scabrosi, criticati dai benpensanti e dal potere (sono state a lungo censurate, cioè non trasmesse, alla televisione), senza mai abbracciare una fede particolare, religiosa o politica, senza cercare il successo e i soldi, senza farsi condizionare da nessuno. Ha cantato il dubbio, l’umanità, il rispetto (quello vero, non quello “a parole”) per i diversi, gli emarginati, i “vinti”, la pietà (non la facile compassione) per i “criminali”, i suicidi, i deboli, tutti quelli che non accettano, nel bene o nel male, le “regole del branco”. Ha cantato con umiltà, senza facili certezze o verità preconfezionate, con la convinzione che tutto ciò che è umano merita attenzione, senza giudizi e condanne, ma con il cuore disposto ad ascoltare, a cercare di capire, di sondare i misteri enormi dell’animo umano.
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prof. Francesco Sassetto
6 commenti:
l'ho registrato!
io l'ho visto!!! è stato bello xk insieme a fabio fazio c'era pure la moglie di de andrè!!!
Purtroppo non l'ho visto...m disp...xk da cm l'avete descritto era un argomento interessante
Le canzoni di Fabrizio De Andre semprano poesie
Domenica 11 gennaio era il mio compleanno!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ma chi diavolo è sto tipo....io mica lo conosco...
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