Cari ragazzi
Martedì 27 gennaio 2009 le classi terze hanno ricordato, in Aula Magna, con varie iniziative, la Shoà. Si trattava di una commemorazione (etimologicamente, “ricordare insieme”) e tutto mi sembra sia andato molto bene. Una commemorazione importante, doverosa, stabilita per legge.
E la Scuola ha fatto la propria parte. Ogni studente di terza è uscito quel giorno dall’Aula Magna sapendo qualcosa di più sullo sterminio nazista e credo anche toccato, emozionato, commosso da quello che ha visto e sentito.
Mi resta solo un dubbio, una domanda che voglio porre a voi. Le commemorazioni (e questa in particolare) vanno benissimo, hanno ragioni profonde, contribuiscono a creare una comunità di pensiero e d’animo, un sentire condiviso, una società che si riconosce in valori comuni.
Ma non si corre anche il rischio che la commemorazione possa divenire una cristallizzazione? Che, cioè, malgrado tutte le migliori intenzioni, divenga un “rito”, una “cosa da fare” concentrata tutta in poche ore e facile da dimenticare? Che la Shoà, con il suo carico di orrore, si riduca anch’essa ad una manifestazione e non diventi veramente sostanza, pasta di ogni persona, su cui parlare anche gli altri giorni dell’anno e non solo il 27 gennaio?
Se cosi fosse – e voglio sperare che così non sia – noi avremmo già tradito il monito, la preghiera di Primo Levi: “Meditate che questo è stato./Vi comando queste parole./Scolpitele nel vostro cuore/Stando in casa andando per via,/Coricandovi alzandovi/Ripetetele ai vostri figli.”
E voi che ne pensate? Fate e farete ciò che ha chiesto Primo Levi, al di là di ogni commemorazione?
Martedì 27 gennaio 2009 le classi terze hanno ricordato, in Aula Magna, con varie iniziative, la Shoà. Si trattava di una commemorazione (etimologicamente, “ricordare insieme”) e tutto mi sembra sia andato molto bene. Una commemorazione importante, doverosa, stabilita per legge.
E la Scuola ha fatto la propria parte. Ogni studente di terza è uscito quel giorno dall’Aula Magna sapendo qualcosa di più sullo sterminio nazista e credo anche toccato, emozionato, commosso da quello che ha visto e sentito.
Mi resta solo un dubbio, una domanda che voglio porre a voi. Le commemorazioni (e questa in particolare) vanno benissimo, hanno ragioni profonde, contribuiscono a creare una comunità di pensiero e d’animo, un sentire condiviso, una società che si riconosce in valori comuni.
Ma non si corre anche il rischio che la commemorazione possa divenire una cristallizzazione? Che, cioè, malgrado tutte le migliori intenzioni, divenga un “rito”, una “cosa da fare” concentrata tutta in poche ore e facile da dimenticare? Che la Shoà, con il suo carico di orrore, si riduca anch’essa ad una manifestazione e non diventi veramente sostanza, pasta di ogni persona, su cui parlare anche gli altri giorni dell’anno e non solo il 27 gennaio?
Se cosi fosse – e voglio sperare che così non sia – noi avremmo già tradito il monito, la preghiera di Primo Levi: “Meditate che questo è stato./Vi comando queste parole./Scolpitele nel vostro cuore/Stando in casa andando per via,/Coricandovi alzandovi/Ripetetele ai vostri figli.”
E voi che ne pensate? Fate e farete ciò che ha chiesto Primo Levi, al di là di ogni commemorazione?
...
prof. Francesco Sassetto
5 commenti:
prof. questo nn succederà...(almeno spero)
Avete ragione babi+saretta
una commemorazione diventa monito se tramite l'emozione diventa parte di noi, se ci rende un po' vittime di quegli eventi lontani ma non dimenticabili.
c'è il rischio....nn è giusto parlarne sl il 27 gennaio...xò è così...
mia sorella k è in 5° elementare prima del 27 gennaio nn sapeva neank cos'era la shoà!!
è giusto secondo voi?? k le scuole lo insegnino sl il 27 gennaio? qst vuol dire k se nn ci fosse stata una data fissata x la commemorazione loro nn gliel'avrebbero mai insegnato...k VERGOGNA!
io la penso cm la elisa!!!!tvb
Posta un commento