lunedì 23 marzo 2020
25 MARZO 2020 ORE 12.00 FLASH MOB NEL BLOG PER IL PRIMO DANTEDI'
Durante il primo Dantedì, istituito dal Consiglio dei Ministri lo scorso gennaio, siamo chiamati a rileggere i versi del sommo poeta, il padre della lingua italiana, nel suo capolavoro, la Divina Commedia.
Esattamente alle ore 12.00 di mercoledì 25 marzo ci diamo appuntamento qui, il sito social del nostro istituto come indicato in questo articolo che vi invito a leggere
https://www.artribune.com/editoria/libri/2020/03/il-25-marzo-e-il-primo-dantedi-ecco-le-iniziative-online-dedicate-al-poeta-della-divina-commedia/
E che cosa faremo? Scriveremo dei versi della Divina Commedia che ci hanno particolarmente toccato!!! Sarà un modo per sentirci vicini ed orgogliosamente italiani! 😊🙌❤
La vostra prof Vince
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54 commenti:
“‘O frati,’ dissi, ‘che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza’.”
(“Inferno”, Canto XXVI)
Cara Anna,
mi hai rubato il canto... Il XXVI, il mio Ulisse!
Ma ora vedrò altri versi che ho in cuore
Cara Sabrina, sono tra i miei versi preferiti!.
Canto XXXIII: La preghiera di san Bernardo alla Vergine
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Prof. Pav.
«Amor, ch’a nullo amato amar perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m’abbandona.» Canto V, Inferno
"E quella a me "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria;..."" Canto V, Inferno.
"Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei."
Canto III, Purgatorio
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e 'l primo amore.
Canto III, Inferno
Valente Francesco 2^c
"Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo."
Canto III, Inferno
'Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate'.
Queste parole di colore oscuro
vid' ïo scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: «Maestro, il senso lor m'è duro».
Ed elli a me, come persona accorta:
«Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta.
Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho detto
che tu vedrai le genti dolorose
c'hanno perduto il ben de l'intelletto».
Canto III, Inferno
"Or discendiam qua giù nel cieco mondo,"
cominciò il poeta tutto smorto.
Io sarò primo e tu sarai secondo"
Intanto voce fu per me udita:
"Onorate l'altissimo poeta;
l'ombra sua torna, ch'era dipartita"
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
"ahi quanto a di qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!"
inferno canto primo
Manuel Nardelotto 3f
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m'era durata
la notte ch'i' passai con tanta pieta.
Giada Conte 3^F
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ‘l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate
Matteo Zambon 3^F
Linda Zaninati 3F
"Cred'io ch'ei credette ch'io credesse"
Canto XIII Inferno (La selva dei suicidi, secondo girone del settimo cerchio, dove sono puniti i violenti contro sé stessi)
Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan di per l'aere senza stelle,
per ch'io al cominciar ne lagrimai.
"Poscia che fummo al quarto dì venuti
Gaddo mi si gettò disteso a'piedi,
dicendo:<< Padre mio, chè non mi aiuti?>>.
Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid'io cascar li tre ad uno ad uno
tra 'l quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,
già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che'l dolor, poté'l digiuno".
Camilla 2C
Per altra via, per altri porti
Verrai a piaggia, non qui, per passare:
Più lieve legno convien che ti porti.
Canto III, Inferno
Ludovica 2D
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Canto III inferno
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi trovai per una selva oscura
Ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinnova la paura!
Tant'è amara che poco è più morte
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Anastasia Di dedda 3 F
Temp' era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
Emanuele Villa 3f
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
(Canto III Inferno )
Christian 2^F
'Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Bacchin Giulia 3F
già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che 'l dolor, pote 'l digiuno.
Ma poi ch'i fui al piè d'un colle giunto ,là dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto.
Asia sarnataro IIIF
Grazie, ragazzi, per i vostri interventi che ci hanno fatto respirare l'aria dell'oltremondo dantesco, gustare la lingua e i versi del Padre dell'italiano...
Andrea Biadene 2D
La bocca sollevo' dal fiero pasto
quel peccator,forbendola a' capelli
del capo ch'elli avea di retro guasto.
Poi comincio':Tu vuo' ch'io rinnovelli
disperato dolor che'l cor mi preme
gia' pur pensando,pria ch'io ne favelli.
da inferno,XXXIII canto
Dante Alighieri.
De Vidi Matilda 3F
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com' i' v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.
-Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta, e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense-
Queste parole da lor ci four porte.
Inferno, Canto V, versi 100-108,
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Davide cavallaro 3F
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgea il mio disio e l'velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa ,
l'amor che move il sole e l'altre stelle
(ParadisoXXXIII, vv. 142-145)
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea,sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"
(da Inferno; Canto XXVI; vv.118-120)
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” così si conclude l’inferno di Dante... e in questo momento anche noi come Dante riusciremo ad uscire dal nostro inferno
*Nicola 2C*
"Lasciate ogni esperanza, o voi ch'intrate".
"ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal, ch'io pensai co' miei toccar lo fondo
de la mia gloria e del mio paradiso..."
("Paradiso",Canto XV)
"E quindi uscimmo a riveder le stelle"
E che l'ultimo verso dell'Inferno sia beneaugurante in questo momento per tutti noi!
''e quindi usciamo a riveder le stelle '' così si conclude l'inferno di dante…
Caterina de Silva 3^C
...e dove Sile e Cagnan s’accompagna,
tal signoreggia e va con la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna.
"Paradiso Canto IX vv.51"
Verso che parla della mia città: Treviso.
gg
Per me si va ne la città dolente,
Per me si va ne l'eterno dolore
,
Per me si va tra la perduta gente,
Giustizia mosse il mio alto fattore,
Facemi la divina podestate,
La somma sapienza e l'primo amore.
Inferno canto 3 vv 1-6
Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere ormai prendi per duce;
fuor se'del'erte vie, fuor se'de l' arte.
Vedi lo sol che 'n fronte ti riluce;
vedi l'erbette, i fiori e li arbuscelli
che qui la terra sol da sè produce.
Purgatorio, canto XXVII, vv. 130 - 135
E'l duca lui: "Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare".
Verso 94 - 96 canto III Inferno
Per me si va ne la città dolente
Per me si va ne l'etterno dolore
Per me si va tra la perduta gente
A me i versi che più mi hanno toccato sono:
"Già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno".
da Inferno, vv. 73-75
i versi che mi sono piaciuti di più sono :
Amor,ch'a nullo amato amar perdona
Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole,
e più non dimandare…”
Alessiaaaaaaaaaaaaaaaa... Hai scritto un solo verso!!! Ti sei persa il resto della terzina..
Anonimooooooooooooo.... Ma chi sei???
"Io non so ben ridir com'i'v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai."
Da Inferno,vv.1-12
Giulia A 2D
...così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fiori,
sovra candido vel cinta d'uliva
donna vestita m'apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma.
"Purgatorio,canto XXX,vv.30-33"
Eleonora Vio 3C
Stremato dalle condizioni tremende del campo di concentramento nazista in cui era costretto a un lavoro da schiavo, Primo Levi trova la forza di insegnare al suo amico Jean la lingua italiana. Per iniziare Levi sceglie il canto XXVI dell’Inferno, quello di Ulisse: ”Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti me per seguir virtute e canoscenza.”.
Primo Levi spesso ha ricordato che, se nessuno l’avesse obbligato in gioventù a imparare quei versi a memoria, forse non avrebbe mai trovato la forza per non arrendersi e si sarebbe lasciato andare all'annientamento pianificato dei suoi carnefici.
Sanson Aurora 3^C
Grazie, Eleonora, del tuo contributo con l'incontro di Dante e Beatrice nell'aldià e grazie, Aurora, per il bel racconto di come la poesia salva la vita (in questo caso di uno dei maggiori scrittori del Novecento letterario italiano)...
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